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Convegno del 12 Marzo 2010 - Castello di Monteruzzo - Castiglione Olona
"E'necessario cogliere l'esigenza un cambio di mentalità verso il quotidiano". Sono le parole del Presidente del Consorzio in un'intervista a "VALLEOLONA.com" del 22 marzo 2010.

 
Venerdi 12 marzo 2010 alle ore 21 presso il centro congressi del castello di Monteruzzo,  si è tenuto un incontro pubblico dedicato all'Olona “Un fiume che può tornare a vivere”. Si è parlato dello stato del corso d'acqua, dell'inquinamento e dei rischi idrogeologici, ma anche delle proposte, dei progetti e delle azioni per il suo risanamento
 
 
 
Somo intervenuti:
 
 
Emanuele Poretti              Sindaco di Castiglione Olona
Fulvio Miscione                 Presidente del Consorzio del Fiume Olona
Bruno Specchiarelli           Assessore della Provincia di Varese
Ezio Limido                       Coordinatore PLIS Rile Tenore Olona
Angela Fioroni
                  Segretario Generale Lega Autonomie Lombardia
Franco Caminiti                Regista – Autore di “Lungo il Fiume”
Mario Clerici                     D.G. Reti e Servizi Regione Lombardia
Gioachino Mauri                Storico & Curatore dell’Archivio del Consorzio Fiume Olona
Marco Pezzetta                Urbanista – Studio Banfi - Pezzetta (Rho)
 
Estratto da "VALLEOLONA.com" del 22 marzo 2010
Solo con l'unione di intenti il fiume può rinascere
Tante voci e altrettanti punti di vista per trovare mezzi e possibilità di dare nuova vita all'Olona

22 Marzo 2010 - Per capire quanto l’Olona e la propria Valle abbiano bisogno di cure e affetto prima di tornare a essere un patrimonio, basta dare un rapido sguardo da vicino al fiume, anche senza aspettare uno dei frequenti scarichi abusivi di liquami, oppure addentrarsi per i sentieri dei boschi circostanti devastati dai rifiuti e dal passaggio dei mezzi a motore. Nonostante il confronto sia spesso impari, non manca però chi ha tutt’altra intenzione che arrendersi e intende sfruttare ogni strumento a disposizione per permettere alla Valle Olona di brillare di luce propria. Tra questi rientrano diverse figure, istituzionali e non, che qualche giorno fa hanno avuto l’occasione di incontrarsi a Castiglione Olona in occasione di una serata informativa dal titolo Un fiume che può tornare a vivere.

Il pubblico accorso al Castello di Monteruzzo era in prevalenza composto da addetti ai lavori (Amministratori, Associazioni, stampa), ma non è mancata una buona componente di popolazione, anche se sarebbe stato lecito attendersi una maggiore risposta. (...) I vari intereventi sono stati contrassegnati da caratteri distintivi e in un modo o nell’altro improntati a un certo ottimismo non del tutto fuori luogo se alle buone intenzioni della serata seguiranno azioni concrete.

(...) appare significativo l’intervento del padrone di casa: “L’interesse superiore in base al quale dobbiamo agire è quello della Valle, al di là di qualsiasi colore politico – afferma Emanuele Poretti, Sindaco di Castiglione Olona -. In qualità di Coordinatore del Protocollo Terre del Seprio-Medio Olona, non posso fare a meno di portare l’auspicio che l’attività quotidiana sul territorio conduca ai frutti che tutti ci auguriamo”.

(...) Protagonista della serata però non erano gli Amministratori ma il fiume e di conseguenza chi da tempo ha avuto modo di seguirne le alterne vicende: “Tre anni fa, sempre a Castiglione Olona, festeggiavano i 400 anni del Consorzio e oggi, a differenza di allora, la prospettiva del fiume non è più storica ma rivolta al presente e al futuro – afferma Fulvio Miscione, Presidente del Consorzio del fiume Olona -. In quell’occasione ricordo affermai come il Consorzio fosse nato nel momento in cui a Milano c’era la peste e andava per la maggiore un certo Galileo Galilei. Negli anni, il Consorzio ha portato avanti la propria evoluzione di pari passo con lo sviluppo del territorio, ma oggi la situazione è cambiata e anche le coscienze stanno cambiando e questo ci fa sperare che l’Olona possa essere recuperato”.

Per una sfida fuori dal comune, quale il recupero di un corso d’acqua ancora vicino al primato di fiume più inquinato del continente, servono strumenti eccezionali: “Quello che secondo me però è necessario cogliere è l’esigenza di un cambio di mentalità verso il quotidiano – spiega Miscione -., il recupero della tradizione, del paese, del fiume e della propria organizzazione sociale”.

(...) In definitiva, una interessante carrellata di punti di vista differenti per uno stesso problema. La vera sfida è ora cercare di combinarli tara loro: “Con occhi diversi si può arrivare alla stessa meta ed è in tutto questo che si inserisce un discorso come i PLIS – ribadisce Miscione -. Da soli oggi non si arriva da nessuna parte: bisogna unire esperienze e vedute, convergere su obietti comuni”.

Una sfida difficile, quella dei recuperare l’Olona, ma una partita ancora tutta da giocare nella quale è necessario riversare tutto l’impegno, anche perché alle porte si profila un’occasione unica: “Conosco la fatica che un Sindaco fa nel guardare oltre i propri confini, ma è una fatica che va affrontata – conclude Fulvio Miscione -. Senza ignorare la grande opportunità ormai alle porte: Expo 2015 e tutto quanto vi ruota intorno”.


Di seguito si riporta l'intervento di Gioachino Mauri

Sulla questione “Olona da recuperare”, sia come fiume che come ambiente circostante, dopo gli interventi che hanno focalizzato i punti di vista dei vari “attori” che operano o potranno operare concretamente su tale problema, che cosa può aggiungere uno “storico”, uno cioè che da tempo  ha cercato di focalizzare – attraverso l’esame dei documenti d’archivio, (ed in particolare di quelli dell’importante e secolare archivio del Consorzio del Fiume Olona) - le vicende del fiume lungo alcuni secoli, vicende naturali e lavorio tecnico degli uomini; e gli atteggiamenti ed i rapporti fra utenti ed istituzioni, nei riguardi del fiume stesso?

Qui proporrò sommessamente alcune considerazioni in proposito.

1.    Nella lunghissima storia dell’umanità, è il fiume che ha attirato a sé gli uomini: l’acqua limpida del fiume è stata da sempre un importante mezzo per soddisfare alcune primarie necessità degli uomini e degli animali che l’uomo imparava a tenere presso di sé nei proprii villaggi e ad allevare, quando fu in grado di arrestare la sua precedente continua migrazione per procurarsi il cibo e gli altri mezzi di che vivere.
Quegli uomini,  con il timore ed il rispetto che tale forza e risorsa di natura esigevano, si accostarono al fiume ed impararono via via, rispettando i ritmi del fiume, tutto quello di utile che da esso potevano ricavare; e tutto quello che di pericoloso e dannoso dovevano, nei loro atti, evitare. Acqua pulita e abbondante, ma che mai poteva essere sciupata, ma anche piene distruttive o periodiche siccità e scarsità d’acqua: furono queste le forze naturali che li indussero a stabilire assai anticamente un rapporto di assoluto rispetto per il fiume, rispetto tramandato fra generazioni, il sapere passato di padre in figlio non solo dei miglioramenti delle conoscenze tecniche per operare meglio, ma di ciò che si può e di ciò che non si può chiedere al fiume.

2.    E’ storicamente accertato – anche tramite i numerosi siti e materiali archeologici venuti alla luce nel passato – che le sponde dei laghi subalpini e dei fiumi che scorrono verso la pianura (anticamente boschiva ed acquitrinosa) si rivelarono prestissimo, alle prime comunità umane ancor migranti, come luoghi ottimi per fissare i loro insediamenti e villaggi, per bonificare le terre dal bosco, cominciare a coltivarle, imparare ad irrigarle tagliando canali di derivazione dal fiume; praticando la pesca; e più tardi anche utilizzare la forza meccanica delle acque per risparmiare la fatica umana (o di altri umani tenuti in schiavitù) per tante altre incombenze necessarie ad una vita il cui tenore andava sempre più migliorando: alludo in particolare alla creazione ed utilizzazione dei mulini per i grani commestibili, necessari non solo ai diretti rivieraschi ma anche ad un’ampia fascia di popolazione del territorio circostante.

3.    Ciò vale in genere per tutti i fiumi d’Europa; ma probabilmente – a mio parere – con una preferenza, almeno iniziale, per i fiumi più…”a misura d’uomo” che non per i grandissimi corsi d’acqua. L’Olona è certamente uno di questi, di una dimensione che invita a familiarizzare e ad accostarsi ed essere dal fiume accettati. La nostra civiltà lombarda, cresciuta nei millenni con il passaggio e lo stanziamento periodico di diversi popoli provenienti sia da sud che da oltre le Alpi, ha trovato un potente aiuto nella presenza dei diversi fiumi di media dimensione fluenti da nord a sud: l’Olona certo tra i più notevoli; ma poi il Lura, il Seveso, il Nirone, il Lambro; con una quasi convergenza che ha fatto da indicatore naturale per posizionare e far sviluppare un “centro coordinatore” come la Mediolanum delle origini, il grande villaggio “med-lan” (in mezzo alle acque). Ed è ormai nota la deviazione dell’Olona sui fossati di Milano, praticata dai Celti due o tre secoli prima di Cristo, e la cui traccia è ancora visibile nella improvvisa curva dell’Olona nei pressi di Lucernate di Rho ( per quanto oggi sia ormai pressoché intubata fra sottopassi di ferrovie e strade di tutti calibri.

4.    I fiumi hanno attratto gli uomini per la loro utilità; ma sono gli uomini ad aver dato i nomi ai fiumi: dare il nome significa anche dare quasi una personificazione religiosa al fiume, ma vuol dire anche “ti domino perché ho individuato la tua forza e ti rispetto”: un atteggiamento quasi sacrale. Le “radici” di nomi antichissimi – dal ceppo linguistico indoeuropeo e poi celtico – rivelano molte somiglianze in vari nomi di fiume, come se questa intitolazione sacrale fosse stata espressa da popoli ancora con linguaggi poco differenziati ed ancora immersi e memori dell’unica lingua antica. Ho già avuto modo in questa sede, anni fa, di proporre una considerazione sul nome dialettale (che sempre conserva maggior somiglianza alle origini) e antico di “Orona” o “Urona” che con la radice ur/or + on/an riecheggia nei nomi di diversi altri fiumi europei: dal Rhein (Reno) al Rhone (Rodano), dalla Garonne francese al nostro Eridano (più noto come Po); fino all’Arno torrente di Gallarate o l’altro Arno più famoso di Firenze. Li propongo come segni che indicano una uniformità di contatto e di linguaggio fra l’uomo antichissimo indo-europeo ed il fiume in genere. L’Olona fa parte di questo novero di fiumi dal nome antichissimo, testimonianza di come certo si possa parlare di una altrettanto stagionata “civiltà dell’Olona”, maturata lungo molti secolo dall’uomo e dal fiume in una forma di simbiosi.

5.    Avvicinandoci di più ai tempi più vicini a noi e nell’ambito della storia documentata, a partire quindi dagli inizi del passato millennio, possediamo una documentazione via via crescente in quantità e precisione che dimostra: da un lato la sempre maggiore capacità tecnica nel dominare ed utilizzare il fiume da parte dell’uomo: irrigazione sistematica, misurazione sempre più precisa delle quantità d’acqua distribuite, regolazione del fiume in vari punti, introduzione e miglioramento sistematico dei mulini e dei sistemi di macinazione…e quindi crescita economica ed investimenti anche in importanti opere artistiche ed architettoniche (Castiglione ne sia il principale esempio). D’altro lato la necessità di organizzare una “comunità” di controllo dei modi d’uso del fiume. Esso passa così sotto l’ambito di leggi emanate dalle massime autorità non solo locali ma dello Stato nel cui ambito si dipana l’intero bacino del fiume: dai rettori dell’antico Comune di Milano, ai Principi Viscontei, ai Duchi Sforza, al Senato del dominio spagnolo e via via sempre alle massime autorità dello Stato: quello”Stato” che oggi si individua meglio nell’ente Regione. Vi sono segni evidenti – anche dalle carte – che le tentazioni dei cosiddetti ”furbi” nell’uso improprio del fiume sono altrettanto antiche. Il pensare al proprio “particulare” è tipico dell’egoismo umano; solo una società con leggi chiare ed equilibrate e con diffuso senso di onestà sociale può riuscire, sia pur a fatica, a compensare equamente i diritti di tutti insieme alle esigenze fondamentali di natura del fiume stesso.

6.    Si sa che la natura si ribella prima o poi  ai soprusi cui viene sottoposta; peraltro, per secoli, la capacità di danno dell’uomo e delle sue attività, egoismi a parte, fu limitata dai limiti intrinseci della “tecne” disponibile ed anche dalla modesta densità di popolazione e di costruzioni. Così leggiamo dalle carte di numerosissimi tentativi di furti d’acqua fuori tempo o fuori stagione o fuori concessione, di livelli di soglie alterate in modo doloso, di diatribe lunghissime per discordie sui metodi di misura, ecc. senza che il fiume ed il suo ambiente si sia mai per secoli deteriorato in modo sensibile. Lo sviluppo e la crescita dell’industria ha poi aumentato a dismisura la capacità (egoistica, non necessaria!) di nuocere strutturalmente e quasi irrevocabilmente alla natura; apportando, essa industria, per altro verso, benessere ed ampie alternative ai tradizionali mezzi di sussistenza dati dal fiume: essa ha provocato, come involontaria conseguenza, la dimenticanza ed il rifiuto dei limiti per tanti secoli rispettati, una deleteria impunità.


Dopo l’orgia colpevole di onnipotenza per diversi decenni recenti e qualche buon segno di ravvedimento per un difficile ma possibile recupero, anche lo sguardo rapidissimo e parzialissimo al passato, mi auguro, possa dare miglior consapevolezza alla necessità ed alla esigenza vitale di riportare l’Olona ed il suo ambiente…semplicemente allo stile dei suoi tempi originari e migliori.

(G. Mauri-13.3.2010)

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Fulvio Miscione con Emanuele Poretti

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Bruno Specchiarelli assessore provinciale

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Ezio Limido, Emanuele Poretti, Angela Fioroni, Mario Clerici

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Marco Pezzetta dello Studio Banfi-Pezzetta

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Franco Caminiti Regista

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